
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha comminato una sanzione di 4 milioni di euro a Poste Italiane per una pratica commerciale ritenuta scorretta: il blocco delle app BancoPosta e PostePay nel caso in cui gli utenti rifiutassero di acconsentire al trattamento dei propri dati personali per finalità non essenziali, come quelle di marketing e profilazione.
Secondo l’Antitrust, la condotta dell’azienda ha violato il Codice del Consumo, configurandosi come una limitazione ingiustificata dell’accesso a servizi essenziali. Gli utenti, pur essendo titolari di conti correnti o carte prepagate, si sono ritrovati impossibilitati ad accedere alle proprie finanze via app, se non accettando l’uso dei dati personali da parte del gruppo per fini non direttamente connessi all’erogazione del servizio.
“La scelta proposta agli utenti è stata viziata da una condizione coercitiva – ha spiegato l’AGCM in una nota – poiché l’accesso ai servizi digitali bancari era subordinato all’autorizzazione al trattamento dei dati personali per scopi ulteriori, in violazione del principio di libertà del consenso.”
La posizione di Poste Italiane
Poste Italiane ha replicato di aver “sempre agito nel rispetto della normativa vigente in materia di privacy” e ha annunciato di voler “valutare eventuali ricorsi contro la decisione dell’Autorità”. L’azienda sottolinea inoltre che l’utilizzo dei dati personali avviene “in piena trasparenza e con finalità orientate al miglioramento dell’esperienza utente”.
Tuttavia, l’Antitrust ha evidenziato come l’impossibilità di usare strumenti ormai fondamentali per la gestione quotidiana del denaro – come le app di home banking e pagamento – abbia costretto molti clienti ad accettare condizioni che altrimenti avrebbero rifiutato.
Le reazioni
Dure le reazioni delle associazioni dei consumatori. “Un abuso grave che colpisce milioni di cittadini – ha dichiarato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori –. È inaccettabile che l’accesso al proprio denaro sia condizionato al consenso per finalità di marketing. Il diritto alla privacy non può essere barattato.”
Anche il Garante per la protezione dei dati personali segue la vicenda con attenzione, in un momento in cui cresce l’allerta su come le grandi aziende trattano i dati degli utenti.
Un caso emblematico
La sanzione dell’AGCM segna un precedente importante nel panorama italiano, toccando il delicato equilibrio tra digitalizzazione dei servizi e tutela dei diritti fondamentali degli utenti. La gestione dei consensi e il rispetto della privacy si confermano elementi chiave nel rapporto tra aziende e consumatori nell’era digitale.
Poste Italiane, al centro di una strategia di trasformazione tecnologica e ampliamento dei servizi digitali, dovrà ora riconsiderare le proprie politiche di raccolta dati, evitando che la transizione digitale avvenga a scapito della libertà degli utenti.