
La Danimarca ha deciso di abbandonare Microsoft Office, ma non il sistema operativo Windows. È quanto emerge da una scelta strategica del governo danese, che punta a ridurre la dipendenza dalle soluzioni software proprietarie per favorire l’interoperabilità e la sovranità digitale.
L’annuncio arriva dal Ministero del Digitale e rappresenta una svolta significativa nella gestione del software nella pubblica amministrazione. A partire dal 2026, gli enti pubblici danesi inizieranno la transizione verso suite di produttività alternative a Microsoft Office, come LibreOffice o soluzioni cloud open source, nell’ottica di favorire l’adozione di standard aperti.
Il governo ha però chiarito che il sistema operativo Windows continuerà a essere utilizzato. Una scelta dettata da esigenze di compatibilità e sicurezza: gran parte dell’infrastruttura IT statale, infatti, è progettata intorno all’ambiente Microsoft e un abbandono totale della piattaforma richiederebbe tempi e costi ben più elevati.
"Non si tratta di un’ostilità verso Microsoft," ha spiegato il Ministro per il Digitale Marie Bjerre. "Vogliamo semplicemente garantire che le nostre istituzioni siano più autonome, trasparenti e in grado di scegliere liberamente le soluzioni più adatte alle proprie esigenze."
La mossa danese si inserisce in una tendenza più ampia a livello europeo: già Germania e Francia stanno sperimentando l’uso di software open source nella pubblica amministrazione, in risposta a crescenti preoccupazioni su privacy, controllo dei dati e dipendenza da fornitori esterni.
Per Microsoft si tratta di un segnale chiaro, ma non necessariamente allarmante: l’azienda di Redmond mantiene la sua centralità nell’ecosistema informatico danese, pur dovendo confrontarsi con una crescente richiesta di flessibilità e apertura.
Resta ora da vedere come questa transizione verrà implementata nei prossimi anni e quale impatto avrà sull’efficienza e sull’interoperabilità dei servizi pubblici danesi.