
L’Iran ha limitato volontariamente l’accesso a Internet su tutto il territorio nazionale. A confermare l'interruzione sono stati i servizi di monitoraggio Kentinc e NetBlocks. Secondo Fatemeh Mohajerani, portavoce del governo, la misura è stata adottata in risposta a un cyberattacco attribuito a Israele.
Non si tratta di un caso isolato: il Paese ha già ricorso in passato a blackout digitali in momenti di crisi interna. Episodi simili si sono verificati nel 2019 e nel 2022, rispettivamente durante le proteste contro l’aumento del prezzo del carburante e in seguito alla morte di Mahsa Amini.
Questa volta, oltre alla riduzione generale della connettività, sono stati presi di mira anche strumenti normalmente utilizzati per aggirare la censura, come le VPN. Tra i servizi e le app bloccate figurano WhatsApp, Instagram, l’App Store di Apple e il Play Store di Google. Cloudflare ha inoltre segnalato l'interruzione totale del servizio per due dei principali operatori mobili del Paese.
In risposta all’oscuramento, molti utenti si sono rivolti a Elon Musk, chiedendo il supporto della rete satellitare Starlink, già impiegata in Ucraina. Musk ha confermato che il sistema è attivo e funzionante. Si stima che attualmente tra 30.000 e 40.000 terminali Starlink siano presenti in Iran, nonostante l’uso della rete sia vietato dalle autorità e considerato un potenziale rischio per la sicurezza nazionale.