
Un nuovo sistema tecnologico, chiamato WhoFi, promette di rivoluzionare il modo in cui vengono rilevate e identificate le persone all’interno di un ambiente. La particolarità? Non utilizza telecamere, ma semplicemente il segnale WiFi.
Sviluppato da un gruppo di ricercatori dell’Università della California, WhoFi sfrutta le variazioni del segnale wireless generate dal movimento e dalla posizione del corpo umano. Ogni individuo, infatti, produce una sorta di “firma” unica nel modo in cui interferisce con le onde radio. Analizzando queste micro-variazioni attraverso algoritmi di intelligenza artificiale, il sistema è in grado di distinguere e riconoscere le persone presenti in un ambiente, anche in assenza di visione diretta.
Secondo gli sviluppatori, il margine d’errore è sorprendentemente basso: WhoFi può identificare correttamente fino al 95% degli individui in condizioni controllate. La tecnologia potrebbe trovare applicazione in diversi settori, dalla sicurezza domestica alla domotica, fino al monitoraggio degli spazi pubblici o degli uffici.
Tuttavia, non mancano le preoccupazioni legate alla privacy. Anche senza immagini o dati biometrici tradizionali, la capacità di “riconoscere” una persona attraverso il WiFi solleva interrogativi su come verranno gestiti i dati raccolti e chi potrà accedervi.
Gli esperti del settore sottolineano la necessità di una regolamentazione chiara: “Ogni nuova tecnologia che permette l’identificazione di persone deve essere accompagnata da garanzie solide sulla tutela dei dati personali,” ha dichiarato un analista di cybersecurity.
WhoFi rappresenta dunque una frontiera affascinante ma complessa, che unisce innovazione tecnologica e questioni etiche. Una rete che non solo connette i dispositivi, ma — potenzialmente — anche le persone, in modi che fino a pochi anni fa sembravano fantascienza.